lunedì 7 marzo 2011

la storia del cerino?


È uno scontro tra repubbliche, questa storia del cerino?

Se è un passaggio politico dalle prime due repubbliche alla Terza, come si fa a passare da una riva all’altra se qui nessuno ha il coraggio di tuffarsi per prendere il largo, non ha barche che vuole mettere a rischio e manca perfino un ponte che, benedetto, farebbe passare a buon diritto, dal peggio al meglio, anche tanta altra gente “comune” e non i soliti noti ed ignoti tra politici e potenti?

Il vero passaggio, credo, lo stia provando ad intraprendere la piazza, la gente, con manifestazioni spontanee che nascono all’insaputa dei partiti, con scontri sociali appena solo accennati da parte degli studenti delusi dalla riforma (sostenuti dagli operai), degli operai in piazza (sostenuti dagli studenti), dei napoletani esasperati dalla “monnezza” e dalla camorra (“sostenuti” dai “bambini”), degli immigrati defraudati dei loro diritti ma ormai consapevoli dei medesimi (sostenuti da cittadini italiani).

Mi pare poco, però, ancora troppo poco.
La stragrande maggioranza degli italiani non ha trovato ancora questa forza di ribellione (non dimentichiamoci gli operai di Pomigliano e di Mirafiori).

Berlusconi, Santo protettore degli imprenditori, con la sua sfacciataggine, ci ha messo di fronte ad uno specchio, per farci rendere conto di quanto siamo mediocri noi italiani.

Se ne era coscienti, ma ci si nascondeva, e non solo per vergogna e paura, ma anche per convenienza.

Ora, invece, caliamo direttamente le braghe, davanti a tutti.
Sta venendo fuori la vera identità dell’italiano medio, che è di tipo plastico, malleabile, il carattere dell’italiano che prima dice una cosa e poi ne fa un’altra; di quello, per intenderci, che a fine guerra si è svestito della camicia nera per mettersi quella bianca scudocrociata; ma il suo carattere è lo stesso che oggi lo porta a parlare spudoratamente bene di Silvio Berlusconi e lo vota pure senza imbarazzo perché similmente al Presidente del Consiglio può godere anch’esso dei benefici conseguenti a quell’attenzione riguardosa ed esclusiva che il Premier ha da sempre dimostrato di rivolgere, in quasi vent’anni, verso gli interessi suoi privati “economici, civili e penali” di cui sono in tanti a poter godere con la stessa impunità pur avendo commesso reati anche gravi dal punto di vista etico, ma ormai cancellati dal codice penale.

Se poi qualcuno davvero crede che il suo impero sia in declino, beh.. c’è l’altra barca, quella di Gianfranco Fini, altro furbacchione della politica all’italiana.

La storia, noi italiani, la stiamo percorrendo così da tanto tempo.

Nel 1992, agli esordi della cosiddetta Seconda Repubblica, si voleva e si doveva cogliere l’occasione di tangentopoli per cambiare radicalmente le fondamenta della nostra società, quindi del nostro futuro da ricostruire con un’etica diversa, anzi, con un’etica e basta, visto che, essenzialmente era quella che mancava e ancora manca. Non ricordo dove fosse Fini in quel tempo, ma qualcuno più coraggioso di lui, si fece carico di questa responsabilità, pavoneggiandosi come se fossimo davvero stati agli albori di una rivoluzione epocale che avrebbe dovuto portare al radicamento (se ne disquisiva con estrema chiarezza e ostentata volontà) nella coscienza di tutti gli italiani di quella benedetta e giusta moralità esistenziale, prima ancora che istituzionale e politica.

C’era solo lui in grado di assumersi questa responsabilità, pur non conoscendo al contempo modi e tempi, pur essendo totalmente impreparato al ruolo, visto che il suo mestiere era ed è quello di venditore e non di politico.
Non era un politico, poteva vincere.

Era ed è solo un venditore di balle (staremo a vedere se anche di bombe mafiose) col fine ultimo di guadagnare soldi e potere.

Ma siamo davvero ridotti così male, cioè con un politico oggi potente come Gianfranco Fini che s’aggrappa ai “superuomini” della Prima Repubblica (Moro, Berlinguer ed altri, ma c’è mancato poco che nel suo discorso alla convention nazionale di Fli di Bastia Umbra citasse anche Andreotti) per dare una parvenza d’affidabilità alla sua persona prima ancora che al suo nuovo partito, senza tener conto del dato più importante della sua analisi, dato che ha intelligentemente ma grossolanamente omesso, cioè che quella Repubblica di fatto è fallita; e con un Silvio Berlusconi che sulle statue di quegli “eroi” del fallimento (è dura a dirsi, ma è così) ci piscerebbe volentieri sopra, tanto non sa nemmeno chi sono, magari sghignazzando come probabilmente sghignazzava Nerone quando bruciava Roma, cioè come un pazzo?

Chi può parlare onestamente di bene e di giustizia in questa nostra Italia così conciata male?
Nemmeno quei defunti citati dal Presidente della Camera nel perugino, poiché ognuno di loro (Moro, Berlinguer ect.) zoppicava politicamente di suo nel proprio campo, vuoi l’uno facendo, con il sostegno della Chiesa, del perbenismo di facciata la bandiera di un rinnovamento falso ed opportunista, a conti fatti inesistente, vuoi l’altro facendo della ricerca di quel compromesso storico un pò ambiguo che avrebbe potuto portare del socialismo annacquato nei vari meandri della società italiana una sorta di bandiera del riformismo già da allora agognato quando si era però nel polverone delle gravi incertezze sociali insanguinate di quel tempo.

In ogni caso nessuno di loro ha cercato di cambiare la natura dell’identità dell’italiano medio-mediocre, anzi ne approfittava, chi per motivi poco nobili, chi per salvare il salvabile del grande sogno socialista.

Nessuno ha cercato di migliorare quell’italiano che se ha avuto la forza di non cedere a quel tragico tentativo “europeo” (ricordiamolo bene, non solo italiano) di rivoluzione del proletariato (quello degli anni di piombo) ha invece poi chinato ancor più giù la testa all’anti-stato, quello della mafia, della camorra, della ‘ndrangheta, della stidda o sacra corona unita:
quanti sputi in faccia ha preso Roberto Saviano, finora, dalla sua gente come anche dalle istituzioni politiche?
E quanti ne avevano presi Falcone e Borsellino?
Della nostra dignità abbiamo perso tutto, come popolo, se mai qualche briciola ne abbiamo mai avuto, questa è la verità.
E di questa sconcertante realtà Gianfranco Fini fa orecchie da mercante, mentre Silvio Berlusconi, che è un vero mercante, lo ha sempre saputo.

Per quelle rivoluzioni mancate in Italia di cui parlava il compianto Monicelli in quel famoso intervento memorabile quanto sincero ad Anno Zero, l’anno scorso, non è purtroppo potuto accadere che gli italiani capiscano oggi il significato altissimo e al contempo profondo di valori guida quali sono, non mi stancherò mai di ripeterlo, il bene e la giustizia.
Sono state invece più utili, paradossalmente - tragicamente e per calcolo, dietro ricatto, per restituire un ordine almeno apparente allo stato delle cose - le bombe mafiose che sembra siano state firmate anche dai soliti servizi segreti deviati (ma Massimo D’Alema che cosa sta facendo per dare una ripulita a quegli ambienti?).

Ecco come stiamo conciati: male, anzi malissimo.
La Prima Repubblica vorrebbe ora tornare alla ribalta fagocitando la Seconda, a buon diritto, a dire il vero, visto che la Seconda si regge sulle stesse colonne portanti della Prima, cioè quelle del malaffare, della prostituzione d’ogni tipo, ordine e grado da parte dei suoi massimi o medi rappresentanti, di complicità con le organizzazioni criminali, di reti economiche internazionali truffaldine messe in moto per il vantaggio dei soliti pochi, con in più leggi che agevolano questo stato di cose e lo sfruttamento e la manipolazione del pensiero del “popolo sovrano”con giornali e televisioni telecomandati dall’alto con la complicità dei servi dal basso, giornalisti compresi.

E i poveri restano poveri.

Il popolino resta “popolino”.


Quelle colonne fragili, poiché prive di quei due collanti fondamentali, vale a dire il bene e la giustizia, hanno fatto crollare la Prima Repubblica ed ora faranno crollare la Seconda, ma… “forse la sta sto sparando grossa per mettervi in guardia, per aprire un dibattito, per sgomentarvi”…
Sentite, io per le strade vedo solo soldati dell’esercito a raccogliere immondizia a Napoli ma anche a blindare città ad ogni manifestazione per minacciare repressioni violente, e vedo poliziotti col manganello facile, che spaccano la testa a ragazzi magari della stessa loro età mentre alzano le mani in segno di pace, e questo l’ho visto fare a Rosario sugli extracomunitari “cornuti e razziati”, i tutte le città sugli studenti, a Terzigno contro donne e anziani.

Allora sarebbe o no il caso, visto anche il vento che tira appena un po’ più giù di Lampedusa di.. lo chiedo a te caro Monicelli, tu dall’alto guidaci.. di accendere, come tu stesso esortasti a fare, una “benedetta” Rivoluzione?


Redazione Punto Rosso

tratto dall'iniziativa "Inviaci la tua Nota" a cura di Simone Daita